A lezione da Leonardo Semplici: l’allenatore di Serie A parla di tattica agli allenatori valdarnesi a Levane

Ieri sera allo stadio comunale di Levane la società biancoverde Atletico Levane Leona grazie al contributo del proprio responsabile stampa Paolo Brogialdi in collaborazione con l’A.I.A.C. (associazione italiana allenatori calcio) ha organizzato un dibattito aperto a tutti con Leonardo Semplici.

Semplici attualmente allenatore della Spal in Serie A è partito dall’Eccellenza con Sangimignano e Figlinese fino ad arrivare quest’anno a sedersi sulle panchine degli stadi più prestigiosi d’Italia, ieri sera lo stand di ristoro dello stadio di Levane che ha ospitato l’evento è stato completamente riempito ed i presenti hanno potuto confrontarsi con lui.

Semplici non ha solo risposto alle domande tecnico tattiche ma anche raccontando la sua storia sin dagli albori, inoltre di spunto personale ha dedicato qualche momento anche alla spiegazione di schemi ed altre questioni che secondo lui sono fondamentali.

Ecco qui sotto di cosa si è parlato:
Per iniziare Leonardo Semplici ha raccontato com’è diventato allenatore (lo racconta in questo video https://www.facebook.com/sportvaldarno/videos/404077366703580/): “tutto iniziò per un errore ed un mio tesseramento sbagliato sulla panchina del Sangimignano. All’epoca non potevo ancora sedere su una panchina, infatti, non andai mai in campo quella stagione che poi si rivelò trionfale. A fine anno le sensazioni furono talmente positive e mi ero talmente appassionato a quello che avevo fatto che decisi di continuare a farlo però su una nuova panchina ovvero quella della Figlinese”.

Molto importante fu anche il suo passaggio alla Fiorentina come allenatore della Primavera viola: ” Il mio arrivo fu fortemente voluto da Corvino. In quegli anni la Figlinese disputava sempre un’amichevole con la squadra gigliata e Corvino rimase particolarmente colpito dal gioco della mia squadra tanto che mi volle con se a Firenze”.

“La vittoria dello scorso campionato ovvero quello di Serie B con la Spal è un record in quanto mai prima un allenatore era stato capace di vincere l’anno precedente quello di Lega Pro”.
“Sapevamo che lo scalino tra Serie A e Serie B sarebbe stato alto ma non ci aspettavamo così tanta differenza“.

“Se dopo tredici quattordici anni da allenatore sono riuscito ad arrivare in Serie A è giusto che sognino di arrivarci tutti. L’importante è mettersi sempre in discussione non abbattendosi alla prima difficoltà ma avendo sempre la voglia di imparare cose nuove”.

Per quanto riguarda il modulo: “Per molti anni il mio modulo preferito è stato il 4-3-2-1 ma non si deve avere un modulo a priori ma bensì vedere prima i giocatori che si ha a disposizione e poi scegliere un modulo che valorizzi e metta in mostra le loro doti tecniche e fisiche”.

“Due aspetti, che in Serie A a maggior ragione, fanno la differenza sono concentrazione e posizione del corpo durante le palle inattive a favore e sfavore e vanno curati periodicamente ogni settimana”.

Prima di arrivare in Serie A ho avuto un lungo percorso di cui vado molto fiero durante il quale ho vinto numerosi campionati avendo sempre la prima o la seconda miglior difesa, un altro aspetto fondamentale nel calcio”.

“Sempre per quanto riguarda le palle inattive a favore durante la mia esperienza a Firenze ho avuto la possibilità di conoscere e confrontarmi con l’esperto Gianni Biò che mi ha spiegato numerosi movimenti e posizionamenti. Consiglio poi a tutti i presenti che allenano di ricordare ai propri difensori che quando c’è un calcio d’angolo a sfavore oltre a marcare il proprio uomo bisogna sempre coprire la porta aiutando il portiere in caso di pericolo. Per esempio Chiellini Barzagli difensori vecchio stile pensano sempre a questo aspetto mentre molti altri difensori come anche lo stesso Fazio lo danno spesso per scontato commettendo poi errori banali ed evitabili”.

“Il mio attuale portiere nella Spal Meret diventerà tra qualche anno il portiere della Nazionale perchè è veramente forte Essendo giovane a volte pecca d’inesperienza ma è giusto dare spazio ai giovani perchè sono loro il futuro”.

Sugli allenamenti: “Solitamente vario gli esercizi sullo sviluppo del gioco e sul possesso palla mentre è fondamentale la ripetività negli allenamenti della fase difensiva”.

Molto importante è anche il gruppo: “Tutti i giocatori devono entrare in confidenza tra loro e non deve succedere che alcuni arrivino a fine anno senza essersi mai parlati”.

“Il mio vice allenatore lo ho scelto oltre per un grande legame d’amicizia soprattutto perchè vede il calcio in maniera differente da me. Non voglio un soldatino che mi risponda sempre di si ma una persona che stia al mio fianco con cui possa confrontarmi in modo costruttivo”.

Prima della Serie C non ho mai fatto rivedere i video delle partite ai giocatori, in ogni caso è fondamentale fare vedere e rivedere gli errori non tanto le belle giocate. In Serie D ed Eccellenza avevo un amico che andava a vedere le partite delle squadre avversarie facendomi una descrizione giocatore per giocatore. Mi basavo su quello”.

Da quest’anno sto scoprendo un nuovo mondo ovvero quello delle statistiche. Abbiamo un match analysis che analizza i dati delle squadre e dei giocatori per studiare al meglio gli avversari. Posso dire che non mi sono mai basato sui dati ma questo sistema aiuta.”

Durante i miei allenamenti non dico di voler far divertire i ragazzi ma cerco assieme al mio staff di programmare allenamenti soprattutto con la palla e piacevoli perchè tutti devono allenarsi con il sorriso e devono essere felici di quello che stanno facendo”.

Federico Bernardeschi l’ho allenato due anni. La prima stagione essendo più piccolo degli altri non ha quasi mai giocato anche perchè aveva un problema cardiaco che lo ha tenuto fermo a lungo. La seconda invece si è affermato segnando addirittura ventidue gol passando poi in Serie B al Crotone dove anche lì fece molto bene. Ora alla Juve mi ha confessato che i primi tre mesi gli hanno fatto fare solo forza e faceva fatica anche a camminare però ora si sta mettendo in mostra a testimonianza di quanto sia alto il suo valore”.

“Di solito sui calci di punizione metto due uomini a coprire la visuale al portiere e quest’anno avendo uno specialista come Viviani diventa ancora più fondamentale farlo”.

Sulla VAR penso che sia uno strumento utile che in futuro aiuterà molto ma per ora non si capisce bene l’interpretazione. Gli arbitri italiani sono molto preparati e come noi studiamo gli avversari loro studiano giocatore per giocatore per sapere capire le varie situazioni”.

La formazione la do sempre il giorno prima della partita cioè durante la rifinitura in modo che gli undici titolari possano provare le varie situazioni. Ogni anno do a tutti la possibilità di mettersi in mostra e tutti giocano minimo un paio di partite da titolare che naturalmente devono sfruttare”.

Su Manuel Lazzari punto di forza della sua Spal: “Lazzari è fortissimo e per esserlo ha dovuto migliorarsi ogni anno. E’ uno di quelli che è partito dalla C2 con la Giacomense per poi arrivare in Serie A quindi merita tanti complimenti per la costanza che ha avuto nel tempo ma non deve fermarsi proprio ora. Serve fortuna perchè sicuramente ci sono anche altri talenti in categorie inferiori che stanno aspettando il loro treno però ora rimanendo su Manuel credo che il prossimo anno passerà ad una grande squadra”.

Ti senti pronto per un grande club?: “Ognuno deve avere l’ambizione di allenare un grande club ed io mi sento pronto. Devo però anche essere consapevole che allenare un grande club non è affatto semplice e le pressioni aumentano”.

“In campionati di un certo livello è poi importante avere l’appoggio della società perchè altrimenti ai primi dissidi vengono fuori tutti i malumori e perdi di credibilità. Con i giocatori mi piace essere diretto perchè loro poi potranno dire che ero scarso ad allenare ma non che non ero un uomo o una brava persona”.

Lo staff è la mia forza. Ci confrontiamo ed abbiamo tutti la fame di arrivare a fare cose importanti. Ogni Giovedì sera facciamo una cena tutti insieme per confrontarci anche a tavola sugli aspetti del campo”.

In futuro devo imparare anche l’inglese perchè se voglio allenare a certi livelli è fondamentale conoscerlo e saperlo parlare”.

Su Marco Borriello: “Marco è un professionista in tutto. Inizialmente quando mi dissero che sarebbe arrivato pensavo che avrebbe potuto portare scompiglio all’interno dello spogliatoio invece è una persona eccezionale. Ha un nutrizionista personale per stare attento alla dieta ed un fisioterapista che lo segue sempre. Ora non sta giocando per dei problemi fisici ma su di lui so che posso sempre contare. A me non interessa la sua vita privata, a Ferrara ovunque va c’è la fila di donne, anche se solo si ferma ad un ristorante in pochi minuti si riempe e questo lo sanno tutti ma l’importante è che continui ad impegnarsi sul campo come ha sempre fatto”.

Claudi Ranieri mi raccontò che al Leicester il Giovedì c’era il giorno di riposo e fu lui a doversi abituare a questa situazione non i giocatori ad allenarsi un giorno in più, inoltre in Inghilterra non esiste la doppia seduta”.

“In Serie A il mercato non l’ho scelto io ma mi sono stati presentati due tre nomi per ruolo ed io ho dovuto sceglierne uno”.

A certi livelli è importante anche l’apparire e lo racconta in questo aneddoto: “quando ero a Firenze e sulla panchina della prima squadra arrivò Montella la dirigenza mi portò a conoscerlo. Era il setto o l’otto Luglio ed andai a conoscerlo con un pantalone lungo ed una maglietta a mezze maniche. La sera tornato in sede la dirigenza mi riprese dicendomi che in futuro avrei dovuto vestirmi sempre in camicia perchè ero l’allenatore della Fiorentina e tutti dovevano riconoscermi quando mi vedevano. Questo per spiegare come sia importante anche il modo di apparire”.


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