La valdarnese Vittoria Parolai è stata la Team Guide del Giappone ai Mondiali di Pallavolo 2018

Ventiquattro nazioni hanno preso parte al campionato mondiale di pallavolo maschile 2018 che si è concluso con la vittoria della Polonia.

Purtroppo la Nazionale italiana è uscita di scena non riuscendo a staccare il pass per le final four ma ora siamo a raccontarvi un’altra storia. La storia della valdarnese Vittoria Parolai scelta dal Giappone come Team Guide durante la permanenza in Italia della nazionale nipponica.

Essere la team guide significa essere punto di riferimento per la squadra con giocatori, allenatori, preparatori e manager che per qualsiasi problema cercano te.

Vittoria è stata ventiquattro ore al giorno al fianco del team giapponese passando dal palazzetto degli allenamenti, alla sala meeting per guardare video e studiare gli avversari al bordo campo durante le partite.

Il mio ruolo consisteva nel cercare di trovare una soluzione ad ogni problema e accontentare, per quanto possibile, le richieste di tutto lo staff giapponese, comunicare agli organizzatori gli orari degli allenamenti durante la giornata, coordinare l’autista del pullman per gli spostamenti e la scorta dei Carabinieri, ma anche cose più essenziali, quali procurargli l’acqua o il ghiaccio durante le partite e gli allenamenti – ci racconta Vittoria – E’ stata davvero un’esperienza fantastica. Giorno dopo giorno, si è creato quel rapporto di complicità e amicizia, che a volte ci metti mesi o anni a creare con delle persone. Conoscevo le abitudini dei giocatori, sapevo chi era il primo che veniva da me per chiedermi le chiavi dello spogliatoio, chi invece era l’ultimo ad uscire quando tutti gli altri erano già sul pullman, chi durante l’allenamento voleva tre bottiglie di acqua e chi invece due asciugamani perché nelle palestre in Italia a settembre fa ancora troppo caldo. Mi hanno insegnato qualche parola in giapponese, anche se la pronuncia è ancora da rivedere, e la mattina mi interrogavano per vedere se avevo imparato i vari saluti, i numeri, i colori o come si chiede che ore sono e io facevo lo stesso con loro, gli insegnavo un po’ di italiano e gli spiegavo quello che c’era scritto nei vari cartelli o volantini che trovavamo a giro. E’ stata dura salutarli tutti e vederli partire dopo avermi lasciato la felpa della squadra la maglietta con tutti gli autografi ed essersi fatti l’ultima foto ricordo insieme. Fortunatamente ci siamo riproposti di tenerci in contatto e mi hanno detto che mi aspettano l’anno prossimo perché questa volta il viaggio tocca a me. Sono convinta che mi porterò dentro questa esperienza per molto tempo e spero davvero di riuscire a mantenere i rapporti e di poterli rincontrare tutti il prossimo maggio quando sarò in Giappone“.

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