MAURIZIO SARRI: STASERA AFFRONTA L’INTER PER CONTINUARE A SOGNARE

Maurizio Sarri ha cominciato ad allenare per predisposizione naturale.

Aveva 31 anni, e il lavoro nella direzione di un importante Istituto di Credito lo impegnava a tal punto, da non poter dedicare tempo ad allenamenti pomeridiani.

Poi, la svolta: un giorno un compagno, illuminato da come guidava la squadra in campo (giocava da terzino sinistro), propose alla società di promuoverlo allenatore-giocatore. Lui ci pensò un po’, poi decise che i due ruoli fossero incompatibili, appendendo le scarpette al chiodo.

Fin dall’inizio trasportò nel calcio la meticolosità, qualità che l’aveva portato a far carriera all’interno della Banca Toscana. Per esempio: nell’estate del 1991, qualche settimana prima di cominciare il ritiro, si recò spesso nel bosco vicino alla fattoria del Palagio – che ora è di proprietà del cantante inglese Sting – per pianificare la preparazione atletica che avrebbe fatto svolgere alcuni giorni dopo ai suoi giocatori della Faellese (seconda categoria). Questa cura dei particolari gli permise di scalare le varie categorie dilettantistiche a suon di promozioni. Durante il giorno gestiva miliardi, e la sera tentava di dare un equilibrio in campo allo Stia o alla Faellese, al Cavriglia o all’Antella, al Tegoleto o alla Sansovino. La Sansovino una società di Eccellenza, con ambizioni di serie D, come ce ne possono essere tante. L’inizio non è dei migliori (2 sconfitte nelle prime 3 giornate), ma il proseguo della stagione sarà una cavalcata, coronata da ben 8 punti di vantaggio sulla prima inseguitrice.

È qui che la vita di Maurizio Sarri avrà una svolta: capisce che la serie D è la porta del professionismo e degli allenamenti serali non sono più sufficienti. Per affrontarla come piace a lui, dovrà prendere una decisione sofferta. Il lavoro ottimamente remunerato in banca, o quel pezzo di cuoio di forma sferica che rotola sull’erba?

Il primo anno cerca di farli coesistere: arriva 6°. Nell’estate del 2002 si rende conto che per far meglio sono necessarie 12 ore di lavoro al giorno. Così chiede l’aspettativa e si dedica al calcio. La sua Sansovino, neopromossa in serie D dall’Eccellenza, stava mostrando un bel calcio, con una squadra giovanissima ed era la rivelazione del girone F. I presenti pendevano dalle sue labbra.

Stupiva già da allora l’attenzione maniacale ai particolari, in qualsiasi fase di gioco. La ciliegina sulla torta però furono le palle inattive. Alla fine dell’allenamento veniva dedicato un po’ di tempo agli schemi su calcio d’angolo, sulle punizioni indirette e udite udite anche sui falli laterali. Qualche allenatore esclamerà: «È una cosa che facciamo tutti». In realtà c’era qualcosa di diverso, a tal punto che ogni volta che in partita l’arbitro fischiava una palla inattiva a favore, gli avversari dovevano farsi il segno della croce. Alle punizioni venivano dati dei nomi propri e ai calci d’angolo dei numeri.

Anche quell’anno la Sansovino stupì: arrivò seconda nel proprio girone di serie D e vinse la Coppa Italia nazionale, a cui avevano partecipato 162 società. Stagione memorabile soprattutto alla luce del fatto che la Sansovino tra quelle 162 aveva la quinta età media più bassa d’Italia. Il risultato acquisiva un valore significativo considerando che le quattro squadre più giovani erano retrocesse.

I quotidiani di tutta Italia, parlavano di ”mister 33”, tanto che fu invitato anche alla Domenica Sportiva, che nel 2002-03 era condotta da Massimo Caputi. Maurizio Sarri, quella domenica, aveva giocato in un campo in erba sintetica e alla domanda su come era stata quell’esperienza rispose con la schiettezza che lo contraddistingue: «Negativa». L’allora presidente della Lega Dilettanti Tavecchio il giorno dopo andò su tutte le furie: «Noi diamo degli aiuti alle società per incentivare la creazione di campi in erba sintetica e un nostro tesserato ci fa questa pubblicità?».

Sarri però era, è e sarà sempre un toscano genuino. Il presidente della Sangiovannese (società di C2) lo volle fortissimamente. Casprini, era un industriale affermato, e rimase affascinato dagli argomenti di questo signore, vestito sempre di nero, che non faceva in tempo a spengere una sigaretta, che già ne aveva riaccesa un’altra. Sarri, però non aveva un passato da calciatore, per cui non avrebbe avuto la possibilità di allenare in C2. A Casprini però non importava: quello sarebbe stato l’allenatore della sua Sangiovannese. Così gli affiancò un allenatore abilitato, come aveva fatto la Svezia ai mondiali del 2002 con Lagerback e Soderberg. L’escamotage non fu necessario perché qualche settimana dopo, durante il ritiro arrivò la notizia che il settore tecnico di Coverciano aveva concesso a Sarri l’accesso al corso di 2a categoria, come vincitore della Coppa Italia di serie D.

Il leader di quella Sangiovannese era Francesco Baiano, un napoletano doc, che aveva debuttato in serie A nel Napoli di Maradona, mettendosi in luce nel Foggia di Zeman e nella Fiorentina di Ranieri. Ciccio che aveva avuto anche allenatori come Bianchi, Simoni e Radice ne rimase stregato, tanto che nel 2005 quando Sarri firmò per il Pescara lo presentò così: <<È uno dei migliori allenatori che ho avuto. Per il lavoro sul campo e per il modo di preparare le partite (con meticolosità e attenzione ai particolari) direi che è unico. Sarri ha bisogno di una società che sposi il suo progetto, che gli affidi un organico competitivo e gli conceda il tempo necessario perché al lavoro seguino i risultati in una categoria superiore>>.

In quella stagione la sua Sangio affrontò in coppa la Lucchese allenata da Maurizio Viscidi, considerato tuttora come uno dei più grandi conoscitori di tattica. La Sangiovannese vinse agevolmente 2-0, uno dei tanti casi in cui l’allievo supera il maestro. Viscidi, che ora è viceresponsabile delle nazionali giovanili azzurre ricorda così quella partita: «Avevo conosciuto Sarri l’anno prima a Tabiano Terme, dove ero uno dei relatori e lui uno degli auditori in aula. Dalle sue domande notai che era un grande esperto, un conoscitore di calcio e così dopo cena ci confrontammo muovendo le pedine sulla lavagna tattica, tanto che quando il sonno sopraggiunse erano le quattro di mattina. In quella gara di coppa rimasi colpito perché i valdarnesi partiti in ritiro solo da poche settimane, avevano già un’organizzazione di gioco ben precisa». La squadra allenata dal ”Secco” arrivò seconda in campionato e fu promossa in C1.

La sua carriera passa poi per Arezzo, Avellino, Verona, Perugia, Grosseto, Alessandria, Sorrento ed….Empoli.

E’ proprio nell’Empoli che Sarri viene finalmente consacrato.

Il 25 giugno 2012 firma un contratto annuale con i Toscani, in avvio di campionato i risultati stentano ad arrivare e dopo 9 giornate si ritrova in ultima posizione con solo 4 punti totalizzati, ma dopo alcune settimane la squadra comincia la rimonta e chiude al quarto posto: qualificatosi ai playoff, perde la finale per l’accesso in Serie A col Livorno, dopo aver sconfitto il Novara in semifinale. Il 13 giugno 2013 rinnova per due stagioni il contratto, la stagione è un successo, gli azzurri arrivano secondi e sono quindi promossi in Serie A.

Nella stagione 2014-2015 esordisce con il suo Empoli nella massima serie conquistando la salvezza con 4 giornate d’anticipo: conclude il torneo al 15º posto ottenendo 42 punti (8 vittorie, 18 pareggi, 12 sconfitte), la sua squadra viene considerata la rivelazione del campionato ed il gioco espresso mettono in evidenza le doti di Maurizio. Il 19 maggio 2015 l’ex capitano della squadra toscana Ighli Vannucchi gli consegna il premio “Leone d’Argento”.

Molto importante è il 4 Giugno 2015, nella stessa giornata riceve direttamente dalle mani di Cesare Prandelli ad Amalfi il premio “Football Leader – Panchina Giusta” e si dimette dalla panchina dell’Empoli suscitando molto clamore dichiarando si sarebbe preso un anno di pausa.

Pochi giorni più tardi diviene però ufficialmente l’allenatore del Napoli. Nonostante la sconfitta nell’esordio assoluto sulla panchina partenopea le prime due stagioni sono un successo: 2° e 3° posto ed un titolo di campione di inverno.

Stasera, invece, nella sua terza stagione alla guida del Napoli, sfida da prima in classifica al San Paolo l’Inter di Luciano Spalletti  e sogna di vincere lo scudetto con la squadra della sua città successo che coronerebbe la sua carriera.

 

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